Mondadori
2007
9788804567851
Satire della cultura e del costume italiano: del popolo del “qui lo dico e qui lo nego”, del paese in cui “recitano” guide, leggi, didascalie e orari ferroviari, e in cui piace fare “mente locale” (sarà che siamo il paese delle patrie); dell'individuo che gioca a fare il cane sciolto (forse per poter meglio cambiare padrone), e di quelli che disprezzano il successo (almeno: quello degli altri); delle traduzioni “belle ma infedeli”, e di quelli che partono per quindici giorni in cerca di “un attimo” di pace. Satira scritta in pieno stile Pontiggia: con semplicità, classe, intelligenza e immediatezza.
Originariamente edito nel 1991, “Le sabbie immobili” è un libro di aforismi (“Noi, strateghi di una vita di cui l'unica certezza è l'errore”, p. 28), paradossi (micidiale “Russare in due”), saggetti, piccoli dizionari dell'italiano parlato (“Diciamo”) e prosette. Tutto molto gradevole. Tra le pagine più notevoli, quelle dedicate ai “Miracoli della dieta italiana”, dove Pontiggia scrive, commentando un buon rapporto del Ministero della Sanità (la vita media aumenta, come il sovrappeso dei nostri compatrioti), che trova particolarmente italiano essere passati da secolari malattie da indigenza, come la pellagra e il gozzo, a malattie da benessere, come diabete e cirrosi. Il miracolo è che ingrassando facciamo un compromesso con la natura, con la biologia e con il destino, riuscendo a vivere più a lungo.
L'obesità ispira il buon Pontiggia anche nel piacevole “L'alibi semantico di grasso”, laddove scopriamo che al ciccione basta sostituire “grosso” a “grasso” per sentirsi in pace con sé stesso. Abbastanza vero. Stupende le pagine sullo “Scrittore postumo”: sentite qua. “Lo scrittore postumo pubblica molto di più che quando era in vita e mostra una varietà sorprendente di interessi. Affronta con una spregiudicatezza insospettata temi che non aveva mai osato avvicinare. È vero che talvolta, e magari nel punto decisivo, rinuncia improvvisamente a continuare. Ma questo va imputato alla sua inedita mobilità” (p. 63).
Divertente, ne “Gli aggettivi della critica”, l'amarcord degli aggettivi caduti in disuso, “umbratile” e “risentito”: scrive Pontiggia che negli anni Cinquanta si passeggiava tra personalità umbratili e figure risentite, come tra “esistenze letargiche che, accucciate nell'ombra, si ridestavano agli appelli dell'autenticità e dell'impegno” (p. 69). Erano infatti gli anni dei due poli odiosi: “autenticità” e “impegno”. Segue ricca disamina sulle parole spese – invano, e con incredibile (interessante) ripetitività – dalla critica nostrana. Leggerle non impedirà la loro proliferazione negli anni a venire, ma potrà suggerire la scelta di nuove categorie. Consoliamoci così.
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“Fidati degli aspetti cosiddetti superficiali: la copertina, la grafica, l'impaginazione, il titolo. Parlano come certe etichette sobrie di vini nobili. Mi è accaduto, seguendo le apparenze, di scegliere al buio e di scoprire per questa via autori, libri, editori. Sono solo i superficiali, diceva Wilde, che non si fidano della prima impressione” (Pontiggia, “Sull'acquisto dei libri”, nelle “Sabbie immobili”, p. 85).
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Giuseppe Pontiggia (Como, 1934 – Milano, 2003), narratore e saggista italiano. Suo padre fu ucciso dai partigiani, “per errore” disse il CLN, quando l'autore aveva solo nove anni. Non ebbe mai giustizia. Pontiggia riposa nel Famedio del Cimitero Monumentale di Milano, accanto ai grandi del passato.
Giuseppe Pontiggia, “Le sabbie immobili”, Mondadori, Milano 2007. In appendice, “Parole all'indice” e una cronologia di GP, curata da Daniela Marcheschi.
Prima edizione: Il Mulino, Bologna 1991.
Gianfranco Franchi, marzo 2010.
Prima pubblicazione: Lankelot.