Crazy Diamond. Il viaggio psichedelico di Syd Barrett

Crazy diamond. Il viaggio psichedelico di Syd Barrett Book Cover Crazy diamond. Il viaggio psichedelico di Syd Barrett
Mike Watkinson, Pete Anderson
Arcana
2007
9788879664332

Remember when you were young, you shone like the sun. / Shine on you crazy diamond. / Now there’s a look in your eyes, like black holes in the sky. / Shine on you crazy diamond. / You were caught on the crossfire of childhood and stardom, / blown on the steel breeze. / Come on you target for faraway laughter, / come on you stranger, you legend, you martyr, and shine! / You reached for the secret too soon, you cried for the moon. / Shine on you crazy diamond. / Threatened by shadows at night, and exposed in the light. / Shine on you crazy diamond. / Well you wore out your welcome with random precision / rode on the steel breeze. / Come on you raver, you seer of visions, / come on you painter, you piper, you prisoner, and shine!”(Pink Floyd, "Shine On You Crazy Diamond")

L’autodistruzione è un destino. Il sentiero è una suite psichedelica, il rovesciamento della propria personalità, la seduzione del niente. Roger Keith Barrett, detto Syd, era un artista brillante - pittore e musicista di talento, figura carismatica, solare e seducente. Aveva fondato i Pink Floyd, la band che per prima avrebbe guadagnato un biglietto per lo spazio. E a un tratto, irrimediabilmente, era sprofondato. Parte per le sostanze psicotrope - qualche viaggio andato male, e uno forse senza ritorno - parte per prepotenti disturbi di personalità, l’astro di Syd è andato spegnendosi poco a poco. Vissuto prima delle royalties poi del sostegno famigliare, schivo e renitente non solo alla comunicazione con la stampa, ma alla memoria di sé e di quel che era stato, riappariva talvolta come uno spettro (Gilmour ha combattuto contro quello spettro, amandolo e negandolo, per tutta la sua carriera) magari in uno studio discografico. Chissà: in quei momenti riusciva a riallinearsi, a ricomporre la sua essenza e la sua storia, ad accantonare la passione per la pittura (e la distruzione subitanea delle tele) e tornava a sognare un palco.

Questo libro, scritto dai giornalisti inglesi Pete Anderson e Mike Watkinson nel 1991, è stato aggiornato poco dopo la morte dell’artista, col contributo dei suoi famigliari. Ne deriva un quadro sinceramente commovente, e non soltanto per i fan e per gli ascoltatori dei Pink Floyd prima maniera, e del Barrett solista - due dischi e un terzo spurio, diciamo, bootleg e registrazioni inadeguate, inclusa la famosa "Opel". Anderson e Watkinson scrivono infatti il grande romanzo della fine d’un artista: la loro è l’elegia d’un’anima che giocava con la vita, e contro la vita ha perso. Ha perso tutto. L’amore, la sua band, la fortuna. Non c’è nessun intento agiografico, e nessuna volontà di mascherare o trasfigurare la realtà. La realtà è che la vicenda esistenziale di Syd Barrett è stata sinceramente triste e il suo precipizio inevitabile. Il ragazzo solare e affascinante aveva perso lo scintillio nello sguardo, la luce che rapiva chiunque incontrasse. Syd si era spento: lsd e schizofrenia sono stati una combinazione devastante. Ma la cosa strana è che, pur sapendo com’è andata a finire, leggendo la monografia si spera sino all’ultimo che qualcosa possa succedere - che il crazy diamond possa tornare sul palco, magari per un’ultima reunion della band: e che non si metta, come nelle ultime esibizioni, a suonare un accordo e uno soltanto, massacrando l’esecuzione dei pezzi; si sogna che Syd si prenda gioco di questi quasi quarant’anni di pazzia e di isolamento, guarisca - come è avvenuto per il leader dei Beach Boys - e ci racconti com’è il buio, e quanto è stupendo uscire per sempre da quel buio: dominare il dolore, vincere le tenebre, ritrovare il contatto con la realtà e riabbracciare l’arte, i vecchi amici, il corpo di una donna che ami. Non è andata così.

È andata che un ragazzo di genio si è bruciato, vanificando ogni tentativo dei suoi compagni di restituirlo alla normalità. È andata che quel ragazzo ha scritto musica che ha attraversato il tempo e conquistato lo spazio, e s’è ridotto - grasso, calvo e annientato da tutto - a parlare di sé in terza persona, quando si negava alla stampa. È andata che cercavi di parlargli e lui non c’era più. Riesci a immaginare perché? Forse davvero aveva scoperto un segreto, e come nei poemi del Cinquecento il suo senno se n’era andato sulla luna. E quando dalla luna ha ascoltato la sua musica, nel corso d’una missione dello shuttle, deve aver almeno sorriso.

L’edizione italiana è corredata da un inserto fotografico e da una magnifica discografia, curata da Andrea Salacone, destinata a far breccia nelle collezioni delle anime rock e di quei neofiti che vogliono ricostruire tutto quel che rimane di Syd: "The Piper At The Gates Of Dawn", un brano in "A Saucerful Of Secrets" nei Pink Floyd, da solo in "The Madcap Laughs" e "Barrett": il resto è singoli, compilation, box, bootleg, tributi. In appendice, una linkografia ragionata: segnaliamo almeno il ricco sito dedicato www.sydbarrett.net

Secondo Julian Cope, "Syd è stato il primo autore di musica pop che ha fato registrare un impatto psichico paragonabile a quello di John Lennon. (…) Dovette sopportare prematuramente le paralizzanti limitazioni delle dinamiche commerciali e queste gli causarono un’insostenibile sofferenza - infatti è quasi impossibile, per un artista, limitarsi al perseguimento del raggiungibile - ma era proprio questo che pretendevano da lui gli altri componenti dei Pink Floyd. Credo che, quando se ne rese conto, i suoi deboli legami con la realtà siano venuti meno e sia precipitato nel vuoto. È stata una specie di Morte Artistica e una tragedia dalle proporzioni leggendarie". E allora vediamo di non dimenticarla.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Watkinson Mike, Anderson Pete. Giornalisti inglesi.

Watkinson Mike, Anderson Pete, “Crazy diamond. Il viaggio psichedelico di Syd Barrett”, Arcana, Roma 1992. Traduzione di Luca Ferrari e Claudio Mapelli. Prefazione di Julian Cope. Discografia di Andrea Salacone. Progetto grafico, copertina e logo design di Maurizio Ceccato.

Prima edizione: “Crazy Diamond. Syd Barrett & The Dawn of Pink Floyd”, 1991. 2° edizione, 2006. 

Approfondimento in rete: Wiki en

Gianfranco Franchi, luglio 2008.

Prima pubblicazione: Lankelot.