Poesie del santo che non sei

Poesie del santo che non sei Book Cover Poesie del santo che non sei
Ugo Magnanti
Akkuaria
2009

Plaquette a tiratura limitata e numerata – appena 300 esemplari: questo è il numero 37 – del poeta, editore e performer Ugo Magnanti (Nettuno, 1964), “Poesie del santo che non sei” (Akkuaria, 2009) è composta da otto poesie, accompagnate e corredate dalle foto di Angela Antuono. È una raccolta intensa e visiva – capace di episodiche allucinazioni, ipnotiche: tutto a un tratto, e inspiegabilmente, si fa visionaria. È piacevole, aggiungo, leggerle sapendo che potremo ascoltarle, nei mesi a venire, durante una delle letture pubbliche dell'artista di Nettuno; chi ha già fatto esperienza di una delle performance di Magnanti sa già cosa intendo. I suoni assumono altra valenza – altra capacità di coinvolgimento. Avvolgono le stanze: naturalmente.

Nella prima poesia, interno giorno in una locanda, o in un bar; osserviamo finestre inchiodate con tavole di legno, e vernice “muta, sgretolata”: spiamo assieme al poeta chi passa per la strada, e intanto il “tu”, protagonista dell'opera, “strangoli / il bicchiere di crodino: sei il cecchino / che scherza con la morte dei passanti”. Come il “guetteur melancolique” di Apollinaire. Nella quinta, ancora interno giorno: una porta s'apre e si chiude, “il pudore delle pareti ti è venuto incontro”: è un dono difficile da accogliere per una donna che ha rasentato uno scandalo. Nell'ottava, ancora ambientata per interni, c'è chi sfiora un mobile e indossa “la tua febbre come fosse una corona”: è uno che si sente infetto, sogna di guarire, dispera che la pestilenza non abbia sfiorato altri. La peste è forse la coscienza: non l'ispirazione. Che sia la poesia è un'idea che lasciamo sospesa, sfumata.

Nella seconda poesia, intimismo e lettura psichica via oggetti: scarpe col numero di sempre, ovvio!, esordisce Magnanti (parlando con un'ombra?): “l'orologio invece comprato / un anno fa, giallo come un insetto” è una presenza perturbante, e poi c'è un muro “confessato dalla ruggine e dalla parodia” - ruggine più aspra della parodia, scrive il poeta, a suggerirci una perdita di umanità, una meccanizzazione inevitabile, angusta e schiacciante. Quella che nella sesta poesia ha fatto smarrire all'artista “il nome che ti manca: l'iroso rovescio di scimmia e di rosa”.

Nella terza, esterno giorno e seconda personale singolare protagonista dei versi; un “tu” ha piantato una palma in giardino, ha atteso che crescesse, s'è goduto il frutto del suo sacrificio, e infine per le lusinghe medita di tagliarla. Forse è una allegoria del mestiere di poeta, e di poeta che molto ha faticato per tenere viva la poesia nella sua terra, tra la sua gente. Nella settima, questo “tu” ama credere che “il vento infetto / fra gli apici dei pini ti purifichi / e imbarbarisca il tuo vicino errante”.

Nella quarta, ancora un “tu” cui ci si rivolge per ammonire chi è entrato (“come uno che sia un giuda a stento”) “nel pulviscolo incantato dell'orto” a non sorprendersi se qualcuno dirà che è stata colpa sua. È entrato senza pestare la zampa del Cristo, senza baciargli la guancia. Cristo osserva quel “tu” mostrandogli una ferita né risanata né aperta – eterna – e infine “recrimina coi suoi sofismi ciechi”. Forse il momento più ermetico (e più alto: reminiscenza da Re Pescatore) della raccolta. Una chicca – l'ennesima – nella produzione atipica di un poeta di grande personalità e carisma. Da leggere.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Ugo Magnanti (Nettuno, 1964), poeta ed editore italiano.

Ugo Magnanti, “Poesie del santo che non sei”, Akkuaria, Catania 2009. Tiratura limitata e numerata di 300 esemplari. Foto in copertina e all'interno di Angela Antuono; plaquette rilegata a mano da Valentina Coladarci.

Gianfranco Franchi, maggio 2009.

Prima pubblicazione: Lankelot.