Stampa Alternativa
2007
Viatico alla (ri)scoperta di Leo Longanesi, editore, illustratore, giornalista e scrittore italiano padre del “Borghese”, il bianciardino “I borghesi in gelatina” è un piccolo assaggio dell'intelligenza e dello spirito caustico di questa potente e anomala figura della cultura italiana del Novecento. Nel frammento, Longanesi medita sulle ultime, caute e ottimiste parole di Cavour in punto di morte: “Abbiamo fatto l'Italia, sì, l'Italia: e la cosa va”.
Siamo una misteriosa “cosa” che va, considera l'autore, una cosa che va perché è sempre andata, e non se ne conoscono le cause: “forse noi non riusciamo a scoprire il segreto senso che promuove e alimenta la vita italiana”.
D'Azeglio avrebbe integrato: “Il primo bisogno d'Italia è che si formino Italiani dotati d'alti e forti caratteri. E pure troppo si va ogni giorno più verso il polo opposto: pur troppo s'è fatta l'Italia, ma non si fanno gl'Italiani”. Ma Longanesi, a posteriori, può ribadire che la forza organizzativa che ha fatto le ossa al paese è stata la vecchia borghesia, madre di un esercito di uomini mediocri, ma con le ossa dure (come l'ammiraglio Riboty), e di menti come quelle di Giolitti e Pacinotti. La nuova borghesia – oggetto dei suoi strali – è debole e fiacca: sembra quasi avverta il peso d'una storia in cui non vuole riconoscersi, perché impone dei doveri patriottici – perfino il sacrificio della vita – mentre si preferisce restare concentrati sui quattrini. Sul loro insensato accumulo, e sulla loro successiva ostentazione.
Le nuove differenze tra i borghesi si limitano agli zeri dei conti in banca: “è una differenza di zeri tra gente che vale zero”, scrive, magnifico, Longanesi. L'ideale di bellezza è condiviso da piccoli e grandi borghesi, formati sulle stesse innocue letture; qualunquisti e apolitici, sanno soltanto d'essere genericamente ostili alla monarchia, che non più esiste. È questo il substrato del sostegno popolare a partiti esecrabili, contenitori vuote di idee inesistenti, come l'odierna creatura brianzola Forza Italia o la cattocomunista (ossimoro!) minestra fuori dal tempo del Partito Democratico. Il niente che domanda appoggio a intelligenze da niente. Inevitabilmente, riscuote consenso.
La nostra classe dirigente, insegna l'artista, “manca di fantasia e vive nel disordine: disordine tecnico, disordine politico”: ha normalizzato le crisi, è sempre pronta a invocare l'intervento dello Stato di fronte ai disastri delle imprese. Lo Stato, dal canto suo, affida il cittadino “a cattive scuole, a cattivi militari, a cattivi funzionari, a cattivi dirigenti, poi lo abbandona ai grossi borghesi”. Non rimane che consumare e obbedire, e leggere giornali propaganda quando borghese quando proletaria: il cittadino è schiacciato dalla marcia di questi due grossi elefanti.
Storicamente nemico della borghesia al caviale, forza populista che scimmiotta gli operai, l'anarchico di destra sapeva bastonare con equidistanza e decifrare e leggere tutti i segni di decadenza della prima Italia repubblicana. La bontà delle sue osservazioni è particolarmente chiara a quelle rabbiose minoranze di intellettuali e cittadini del 2009, avidi di capire di chi sia la responsabilità della crisi politica, economica e culturale della Nazione, desiderosi di nomi dopo tanti studi sugli effetti e sulle cause del malessere e della recessione (d'ogni genere). Libello da sfogliare e interiorizzare in quindici minuti. Successivamente, si pretende il lettore piombi in libreria e rilevi quanto possibile – quanto rimane – della produzione longanesiana. Nessun partito se ne potrà appropriare: l'iconoclastia à la Grosz, antiborghese e livorosa, non torna comoda a nessuna forza politica. Chi può dirsi nemico dell'unica classe sociale esistente in Italia, se non un artista?
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Leo Longanesi (Bagnacavallo, 1905 – Milano, 1957), giornalista, disegnatore ed editore italiano. Fondo e diresse "Il Libraio" (1946-1949) e "Il Borghese" (1950-1957); diresse diversi quotidiani e collane editoriali.
Leo Longanesi, “I borghesi in gelatina”, I Bianciardini – Stampa Alternativa, 2007. Nessun codice EAN/ISBN.
Prima edizione: Non indicata.
Gianfranco Franchi, febbraio 2009.
Prima pubblicazione: Lankelot.