Bompiani
2011
9788845268403
1776. Un caporale spagnolo parte per recuperare venti indiani, convertiti al cristianesimo, fuggiti dalla Missione Carmelitana dell'Alta California. Dopo una settimana, li ritrova sul fondo d'un canyon erboso e li recupera alla causa. Tornando indietro, scopre una valle verdissima, popolata da cervi, e si commuove per la sua bellezza: “Questi sono i verdi pascoli del cielo ai quali il Signore ci conduce!”, esclama. È da allora che quella valle viene chiamata “Las pasturas del cielo”, “I pascoli del cielo”. È una terra fertile e facile da coltivare, scampata ai latifondisti, libera e selvaggia. È la protagonista delle dodici storie incluse nel secondo libro di Steinbeck, “I pascoli del cielo”, una raccolta di racconti apparsa nel 1932.
Storie di fattorie stregate, e di bambini che vanno a farle a pezzi; di famiglie che vengono dai posti più lontani per abitarle, e fronteggiare senza paura la maledizione – risolvendosi infine per armonizzare le proprie sfortune con quelle della fattoria, e rigenerarsi assieme. Storie di sacerdoti che sognano di costruirsi l'ultima casa nella Valle. Storie di astuti tenaci e avari mercanti, come Wicks lo Scroccone, capaci di creare dal nulla attorno a sé un'aura di rispetto e di ammirazione per denari che in realtà non hanno avuto mai; e di come la gelosia per l'unica, bellissima figlia possa precipitarli nella polvere, e convincerli a fuggire altrove, per cominciare a essere davvero qualcuno. Storie di chi voleva assistere alle impiccagioni nelle patrie galere, smaniando di curiosità per capire perché tante persone soffrissero durante quegli spettacoli – chiamiamoli così – dimenticando per un attimo di essere umano.
Storie di bambini stregati, come il ranocchietto Tularecito, abbandonato e ritrovato da altri. A cinque anni, incide con le unghie figure di animali sulla pietra arenaria. Qualcuno crede che sia figlio del demonio, che già a tre mesi abbia potuto parlare (e minacciare). Non sembra molto intelligente. È un gran lavoratore, nei campi, robusto e forte, con un solo talento: disegnare. A scuola non riuscirà a integrarsi, e nemmeno nel tessuto sociale. Che fine fanno i diversi? Mai una buona fine. Storia di sorelle ereditiere di una terra sfortunata, del loro talento nel cucinare le tortillas, della difficoltà di sopravvivere cucinando per i contadini dei Pascoli; e di come capiscano che il futuro possa assomigliare a una strada di Frisco, a vendere qualcosa di diverso: sé stesse.
Storie di donne belle e tragiche come Helen van Deventer, orfana a quindici anni, vedova a venticinque, madre di una figlia rabbiosa e ingestibile, predestinata a eternare la tradizione di sangue e di dolore in casa. E storie di buoni borghesi come il giovane Junius, che si ritrova a lasciare San Francisco, e una vita impiegatizia, per ritrovare salute e pace nei Pascoli; del suo sfortunato matrimonio, del suo ozio, del suo amore per Stevenson e della stravagante crescita del suo bambino, Robert Louis (l'ossessione è ossessione: non ci piove).
Storie dell'Ovest. Del suo spirito. “Nell'Ovest, se una famiglia è vissuta per due generazioni in una casa, viene considerata come una famiglia di pionieri. Al rispetto che si ha per essa si accompagna un certo disprezzo per la vecchia casa. Ma poche case vecchie esistono nell'Ovest. Gli americani non riescono a star fermi molto a lungo in un posto. Presto o tardi bisogna bene che cambino” (Steinbeck, “I pascoli del cielo”, p. 211)
**
La traduzione d'autore – Elio Vittorini – invecchia bene, lasciando intatta la magia semplice e popolare della scrittura di Steinbeck, un letterato capace – sempre – di buoni dialoghi e buone descrizioni, ispirato dalla vita del popolo e dalle sue sofferenze, predestinato e felice di cantarle e di interpretarle. Passando le generazioni, certa narrativa di Steinbeck sta assumendo sempre più valore storico-documentaristico, perdendo – ed è un peccato – quel pubblico di lettori semplici che tanto facilmente potrebbe riguadagnarsi; perché rimane fondamentalmente un cantastorie, un profondo e sensibile testimone di una società statunitense pionieristica, coraggiosa e sfortunata, un'anima gentile che tutto tratta con dolcezza e amore, senza giudicare. Questa raccolta di racconti è considerata, da qualche parte, come un romanzo: è decisamente una forzatura. Probabilmente l'Italia, da questo punto di vista, non è cambiata mai: commercialmente, i romanzi avevano e hanno tutt'altra potenzialità commerciale. Nella bandella della mia vecchissima edizione Mondadori, si parla di “romanzo” già nella prima riga – mentendo – e curiosamente più avanti si accenna a tanti personaggi, quasi a voler suggerire che di “romanzo corale” si tratti, di storia di “varia umanità”. Non è proprio così. Questi sono dodici pezzi caratterizzati da un elemento comune: l'ambientazione. Dodici canti per i Pascoli del Cielo, e per le persone che li hanno abitati.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
John Steinbeck (Salinas, California, 27 febbraio 1902 – New York, 20 dicembre 1968), narratore e saggista americano, premio Nobel 1962. Fu pescatore e sterratore, giornalista e corrispondente di guerra.
John Steinbeck, “I pascoli del cielo”, Mondadori, Milano 1960. Traduzione di Elio Vittorini. Collana “I libri del Pavone”, I. Prima ed IT, 1940.
Prima edizione: “The Pastures of Heaven”, 1932.
Gianfranco Franchi, settembre 2009.
Prima pubblicazione: Lankelot.