L’adescamento

L'adescamento Book Cover L'adescamento
Renzo Rosso
Einaudi
1975
9788806433642

Esordio di Renzo Rosso, “L'adescamento” (Feltrinelli, 1959) è una raccolta di tre racconti scritta con eleganza, profondità e personalità; premiata con diverse traduzioni all'estero (Francia, Inghilterra, Stati Uniti, Russia), e salutata da Carlo Emilio Gadda con parole come queste: “'Breve viaggio nel cuore della Germania' è un racconto molto fine, molto intelligente: e ben costruito (…). Il tono linguistico, serio e senza orpelli ma non monotono”. Erede della grande tradizione degli scrittori triestini, piccola gloria del Novecento italiano, Rosso mostra sin dall'opera prima notevoli capacità introspettive, buone attitudini alle descrizioni, dialoghi onesti e mai artificiosi, fascinazione per le contraddizioni e i contrasti della psiche – e per tutto ciò che può derivarne.

“Breve viaggio nel cuore della Germania” è ambientato nel 1953. Albert Motka, funzionario dei servizi segreti, alle spalle una relazione sentimentale passionale ma estraniante, un po' di stanchezza per le cose della vita, deve indagare sull'identità d'un tecnico delle vetrerie, ex aguzzino del lager di Bergen Belsen, reputato disperso dal 1947. Si presenta a casa sua come “funzionario Onu”, spacciandosi per uno statistico; viene accolto dalla moglie. Comincia a raccogliere notizie e informazioni, per quanto possibile. Oltre certi limiti non può andare – la signora ha fiutato qualcosa. Rimane in attesa di lui. Kunz riesce a resistere, sulle prime. Quando si entra nel vivo, parlando degli anni della guerra, racconta d'essersi trovato al fronte, e di non aver mai visto campi di concentramento. Suo figlio, quattro anni, entra e sta per dire qualcosa che non doveva dire. Il padre lo ferma. Siamo sulla porta.

«“Lei è mai stato a Bergen Belsen?” - chiese il Motka e vide i muscoli della faccia di Kunz non reggere a un tentativo disperato di irrigidirsi; poi la fronte e le guance andarono man mano perdendo colore e sostanza, come se qualche pressione interna ne stesse aspirando l'umore e il sangue. Non rispose. Oh infine che cosa mai gli era saltato in mente di chiedergli? Ma altre parole erano già formate, inevitabili ormai, e le disse. - Ha conosciuto un certo Otto Kahn?» (p. 49).

Silenzio. Qualche battuta ancora. Motka s'allontana. Osserva quella casa che assomiglia tanto alla sua. Pensa che forse è il caso di tornare a insegnare storia e letteratura tedesca. Pensa che il giorno dopo può incontrare ancora il suo amore berlinese senza niente rischiare, né pretendere. Maurensig, quarant'anni dopo, avrebbe tinto una vicenda del genere di gotico, arricchendola del sempre fertile escamotage dei duellanti, tessendo assieme una patina di irrealtà e di universalità, nel suo magistrale “La variante di Lüneburg” (Adelphi, 1993).

Secondo racconto, “Una lontana estate”. Memorie d'una villeggiatura nell'estate del 1943, sporcata e spogliata di gioia dalla guerra. Ma non del tutto per il protagonista di questa storia. Il narratore, triestino, sta per partire per la montagna; è un diciassettenne di buona famiglia e di buone fortune scolastiche, uno da Liceo Classico. Il destino gli fa incontrare la signora Borghi, madre di famiglia con marito al fronte, bella, lasciva e incapace di restare sola. In un contesto in cui manca qualsiasi distrazione diversa dall'ascolto dei bollettini di guerra e dalle carte da gioco, l'atmosfera si fa presto incandescente. L'esito sembrerebbe prevedibile, nelle prime battute, a dispetto della vittoriosa concorrenza d'un altro ospite, “borsaro nero” padovano, e della comparsata del marito, geloso e (giustamente) sfiduciato, in licenza. Proprio a ridosso dell'otto settembre.

Meno prevedibile, invece, è incontrare descrizioni erotiche dei piedi di lei: “Aveva dei piedi perfetti, piccola la pianta, il profilo tenero e svelto, il collo delicato, le dita affusolate e proporzionate tra loro, le unghie brillanti di un bel carminio intenso; mi alzai sul gomito per spostare il corpo di quel poco che me li facesse toccare” (p. 64) e altrettanto buone descrizioni – da voyeur di primo piano – del sesso adulterino tra la Borghi e il padovano. Scolastico e adolescenziale il fallimento del narratore, che si ritrova pieno di fantasie e di frustrazioni a guardare i prati veneti dal finestrino del treno, mentre ritorna senza nessun mistero a casa, “la vecchia, concreta, paziente nostra casa di viale XX settembre” (p. 110). Trieste saprà consolarlo.

Terzo e ultimo racconto, l'eponimo “L'adescamento”. Enrico Paulian e Alessio Slank, conoscenti d'infanzia, si ritrovano nel bel mezzo dell'occupazione tedesca di Trieste: su fronti opposti. È il 1944. Alessio ha tre anni più di lui, parecchio carisma e un fascino sinistro e solare a un tempo, di ribelle e di giusto, che seduce Enrico. È un combattente comunista, partigiano, impegnato nel sabotaggio delle attività dei nazisti. Enrico decide, man mano, di schierarsi dalla sua parte. Avranno sorti drammatiche entrambi: Enrico morirà, Alessio finirà internato a Buchenwald, e ne uscirà disgregato fisicamente e spiritualmente.

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Così iniziò l'avventura artistica di Renzo Rosso (1926-2009), scrittore, drammaturgo e intellettuale triestino che non verrà dimenticato. Proprio a partire da questo felice adescamento.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Renzo Rosso (Trieste, 1926 – Tivoli, 2009), scrittore e drammaturgo triestino. Laureato in Filosofia con tesi su Antihegel e Hegel in Kierkegaard, fu dirigente RAI. Esordì pubblicando “L'adescamento” nel 1959.

Renzo Rosso, “L'adescamento”, Einaudi, Torino 1975. Collana Nuovi Coralli, 136.
Prima edizione: “L'adescamento”, ed. Feltrinelli, 1959; poi ed. Einaudi,1975; poi ancora Einaudi per i quotidiani del Friuli e di Trieste nell'autunno 2003.

Approfondimento in rete: WIKI it

Gianfranco Franchi, gennaio 2010.

Prima pubblicazione: Lankelot.

Memorabile esordio di Renzo Rosso