Hacca
2008
9788889920190
Cos’è l’identità? Riccardo Reim si prende gioco dell’unità, dell’invincibilità dell’ego moloch, dei ruoli e dei sessi: “Il tango delle fate” è il romanzo del demone legione, delle trasformazioni e dei cambiamenti, della negazione di io: io è sempre un altro, io muta e di carne nella carne per la carne vive. Tecnicamente la strategia s’applica fondando la scrittura su una lingua letteraria contaminata da ludi romanzi: la prospettiva vacilla, prima di mutare rotta, e poi s’assesta con leggerezza, e in profondità s’uncina.
Questo libro è il sentiero per un’allucinazione letteraria sensuale, mistica e altra: è nato per essere performance. Attendiamo allora che sul palco salga l’artista Riccardo Reim e si balocchi di sé, di noi, di tutto: della religione e del tango, delle apparizioni e delle appartenenze. Lascivo e scontroso: ispirato, e libero.
“Niente, anche oggi niente. E domani sarebbe stato lo stesso. Ancora niente. Niente di niente. Quando, allora? Era stanco. Era stanca. Stanca di bussare e bussare senza che nessuno le mostrasse il minimo spiraglio. Stanco di quel sesso importuno che si risvegliava a tradimento signoreggiandolo come un demone. Stanco di essere una peccatrice, stanco di essere un peccatore” (p. 14).
Caminito (sentiero) danzatrice di tango, e Bernadette, allucinata di Lourdes, sono due dei personaggi d’un’opera aperta e atipica, che sulla sconnessione, sul disordine e sulla frammentarietà vira, postmoderna e anarcoide, e va letta sgranando le pagine come fossero un rosario. Pagano.
Viatico all’interiorizzazione del disastro dell’identità nella società postindustriale, non è un libro di rovine, ma un libro di opportunità e accadimenti plausibili. Solo la musica è una e una soltanto: il suono che ha pilotato l’artista all’atterraggio, senza rischio di vuoti e senza dirottare altrove. Il tango è Caminito – il tango è un sentiero (il tempo non riesce a cancellare quel sentiero).
Le fate di Reim sono l’incanto della seduzione e della letterarietà. Come in questo passo, che mostra la capacità descrittiva di un artista che narra cantando, e allora può rinunciare del tutto a qualsiasi dialogo – e non è maniera:
“All’improvviso qualcuno accese la grande lumiera, e fu come se l’intero firmamento e le profondità marine si fossero dati convegno lì dentro per uno stupendo benvenuto: frammenti di cielo notturno, soavi onde dalla spuma cilestrina rimbalzarono da uno specchio all’altro spandendo ovunque manciate di brillanti e riflessi di madreperla” (p. 79).
Il pastiche è nel dna della scrittura di Reim: a venticinque anni di distanza da “Lettere libertine”, ermafroditismo rimane la cifra stilistica della narrativa e dell’essenza dei personaggi: Savinio avrebbe saputo trarne linfa altra, nel suo Ulisse che abiurava necessità e desiderio per l’intelligenza pura: libera dall’individualità monolitica. Questa è la condizione ideale per la creazione artistica.
Last but not least, lasciatemi spendere due parole per la nuova copertina di Maurizio Ceccato. L’artista capitolino ha caratterizzato la collana di narrativa delle edizioni Hacca mostrando uno stato di grazia e una libertà creativa che non possono non lasciare il segno nel lettore. La riconoscibilità e la personalità di questa collana devono molto alle sue invenzioni. S’avvicina il momento d’un tributo chiaro a un disegnatore che sta incidendo a fuoco il suo nome nella storia dell’editoria. Con classe.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Riccardo Reim (Roma, 1953-Roma, 2014), scrittore, saggista, regista e attore italiano.
Riccardo Reim, “Il tango delle fate”, Hacca, Matelica, 2008.
Risvolto di Andrea Carraro. Copertina e logo design: Maurizio Ceccato / IFIX Project.
Gianfranco Franchi, luglio 2008.
Prima pubblicazione: Lankelot.
Un nuovo libro di narrativa di Riccardo Reim, a venticinque anni di distanza dall’esordio…