Sommario di decomposizione

Sommario di decomposizione Book Cover Sommario di decomposizione
Emil Cioran
Adelphi
1996
9788845912474

IL GRAN NEMICO DELL'IDEALISMO

Il paradosso di Cioran è che scrive come Zarathustra e tuttavia nega di esserlo. “In ogni uomo sonnecchia un profeta, e quando si risveglia c'è un po' più di male nel mondo”, predica, in piena contraddizione. Predica il diletto della creazione e della distruzione dei valori: ritiene che al di là della creazione e della distruzione del mondo, tutte le iniziative siano senza senso. È convinto che si possa cambiare idea così come ci si cambia una cravatta. Nega l'esistenza dell'Assoluto. Sostiene che la vita si regga sul niente. Crede che vita e amore siano menzogne assurde. Giura che ogni essere non sia che una pretesa del nulla. E che vivere significhi credere e sperare, mentire e mentirsi. “Antifilosofo quale sono, aborro qualsiasi idea indifferente: non sono sempre triste, dunque non penso sempre” (p. 125). L'antifilosofo vuole decomporsi per essere buono.

Cioran avanza difendendo la crociata del dubbio: così facendo, tuttavia, scrive il Vangelo del Niente. La disperazione, la fatiscenza, il vuoto sono i suoi compagni di cammino; si consola confidando in un'impossibile condivisione della sua Weltanschauung. Io credo sia un favoloso romanziere mancato, e un filosofo impertinente e seducente: almeno sin quando si ha la lucidità di ammettere che il suo gioco è uno e uno soltanto, ossia la negazione di tutto quel che ha senso e ha il colore del mistero. In quel gioco Cioran è un maestro, maniacale e ossessivo. La sua menzogna è elementare: è credere che tutto sia menzogna. Da questo paradigma tutto deriva e discende, a precipizio. Leggerlo a ventiquattro anni ti convince d'avere di fronte uno che tutto ha letto e capito. Leggerlo a trentadue ti spinge a ghignargli in faccia. Col ghigno che si mostra a un gran baro, a un baro di professione, che su questa essenza di baro ha fondato una carriera artistica.

Com'è strutturato questo Sommario? Mario Andrea Rigoni: “Dal 1949 in poi Cioran comporrà soltanto saggi oppure aforismi, ma il Précis non si identifica con nessuno di questi due generi, pur avendo evidentemente certe caratteristiche di entrambi: esso fonde analisi e confessione, obiettività e spasmo, nitore e furia in modo del tutto singolare, sciogliendo le conclusioni o le variazioni estreme del nichilismo in un canto di sirene” (p. 228). Mai la frase “variazioni estreme del nichilismo” è stata più sacrosanta e sensata.

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DAL VANGELO DI EMIL MICHEL. EXCERPTA.

Religione: l'uomo è idolatra per istinto. La storia è una sfilata di falsi Assoluti. Non solo: non si uccide se non “in nome di un dio o delle sue contraffazioni: gli eccessi suscitati dalla dea Ragione, dall'idea di nazione, di classe o di razza sono affini a quelli dell'Inquisizione” (p. 14). Dio è “disoccupazione dell'anima per mancanza di inquietudine” (p. 22). Non esiste iniziazione diversa che al nulla: e “al ridicolo di essere vivi” (p. 25). L'universo è una geometria epilettica.

Dio: Dio è scialbo, fiacco, poco pittoresco, privo d'interesse, lontano dagli uomini. È il frutto della nostra anemia, un'immagine malferma e rachitica. Se ogni uomo desse via libera alla sua solitudine, Dio dovrebbe ricreare il mondo. La sua esistenza “dipende in tutto e per tutto dalla nostra educazione e dalla paura che abbiamo di noi stessi. Il caos significa (…) essere se stessi” (p. 60). Il destino è un “carnevale temporale”, l'anima un'anticaglia (p. 159). Cioran sogna un universo “senza croce né fede” (p. 173). Amen.

La parola “noi” è molto pericolosa: “Mi basta sentire qualcuno parlare sinceramente di ideale, di avvenire, di filosofia, sentirlo dire 'noi' con tono risoluto, invocare gli 'altri' e ritenersene l'interprete – perché io lo consideri mio nemico. Scorgo in lui un tiranno mancato” (p. 15). Più avanti: “chi parla a nome degli altri è sempre un impostore” (p. 31). E andiamo.

La realtà. È una nostra invenzione: è la “creazione dei nostri eccessi, delle nostre dismisure e delle nostre sregolatezze” per eccellenza. La vita è semplicemente un eroico stato di non suicidio.

L'arte. “L'unica menzogna che non sia totale è quella dell'artista, poiché egli non inventa che sé stesso” (p. 31). La menzogna è “l'impostura del genio e il segreto dell'arte”, tanto che in ogni genio coesistono un Dio e un millantatore (p. 90). Vero e falso sono superstizioni, d'altra parte (p. 126). Cosa rimane? Niente.

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Contestualizziamo infine l'opera. Bandella Adelphi: “Fu pubblicato a Parigi nel 1949. A quell'epoca, Cioran era solo un oscuro apolide, autore di alcune opere importanti che nel suo paese, la Romania, erano state ignorate da tutti. Alla cultura francese, in quegli anni incline all'engagement, Cioran contrapponeva solitariamente negazione e ironia; e con queste pagine scopriva una lingua – il francese – rivelandosene subito maestro”. Aveva trentotto anni, era in Francia da dodici. Ci sarebbe rimasto molto a lungo.

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“Mi aggiro in questo cimitero. Sotto quella croce dorme il suo ultimo sonno la Verità; accanto a lei il Fascino; un po' più in là, il Rigore, e, sopra una moltitudine di lapidi che ricoprono deliri e ipotesi, si erge il mausoleo dell'Assoluto: qui giacciono le false consolazioni e le vette ingannatrici dell'anima. Ma, ancora più in alto, a coronare questo silenzio, aleggia l'Errore – e trattiene i passi del funebre sofista” (p. 154).

Profondo nero.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Emil Michel Cioran (Rasinari (Sibiu), Transilvania, Romania 1911 – Parigi, Francia 1995), filosofo e saggista rumeno. Esordì pubblicando “Al culmine della disperazione” nel 1934.

E.M. Cioran, “Sommario di decomposizione”, Adelphi, Milano 1996.
Traduzione di Mario Andrea Rigoni e Tea Turolla. Nota di Mario Andrea Rigoni.

Prima edizione: “Précis de décomposition”, Gallimard, Paris 1949.

Gianfranco Franchi, fine Gennaio 2010.

Prima pubblicazione: Lankelot.

Il paradosso di Cioran è che scrive come Zarathustra e tuttavia nega di esserlo.