Corrado era un ragazzo gentile, era difficile credere che stesse a un passo o due dai cinquanta. Era un ragazzo. Era gentile, di una gentilezza profonda. Apprezzato giornalista del “Piccolo”, sembrava destinato a diventare una firma altrove: io lo vedevo a scrivere di costume sul “Corriere” o sulla “Stampa”, brioso e mite. E così triestino.
Corrado era uno che credeva nell’arte, e si vedeva; direi che era anche uno che credeva ancora nell’editoria: a differenza di tanti di noi, non si era mai stancato di tutta una serie di cose pesanti, continuava a cercare i giusti riconoscimenti e il giusto spazio. Aveva trovato un editore adatto alla sua raccolta di racconti “Trieste senza bora” dopo diversi anni di ricerca, con tanta pazienza. E adesso quel libro è parte di ciò che rimane di lui.
Una delle ultime immagini che ho di Trieste ha una data precisa: domenica 6 marzo 2016. Corrado era orgoglioso di presentare il libro “Eclissi” di Ezio Sinigaglia, al Caffè san Marco. Ero di passaggio in città, perché stavano finendo tante cose. Ci siamo trovati per caso (per caso, come no) dalle parti del Teatro Verdi. Corrado era pieno di quell’emozione ragazzina che tutti conoscevamo. Corrado stava diventando una maschera, una maschera triestina, e forse non abbiamo fatto in tempo a dirglielo. Almeno: non io.
Qualche anno fa, è stato mio ospite a RadioRai FVG per una puntata dedicata a Bettiza e al suo “Fantasma di Trieste“. Giovedì 29 ottobre 2015, sta in archivio. In quei giorni parlavamo del suo inedito, cercavo di dare consigli e suggerire case e mete, come potevo; nel frattempo, collaboravamo per un progetto triestino e austriaco, chiamato “Il Carso. La Bora“. Tutto vivo, adesso.
Ciao, Corrado.
Gianfranco Franchi
10 luglio 2022, Val Tanaro
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