Rapporto di minoranza e altri racconti

Rapporto di minoranza e altri racconti Book Cover Rapporto di minoranza e altri racconti
Philip K. Dick
Fanucci
2010
9788834716090

Notizie dal futuro. John Allison Anderton è responsabile di una nuova Agenzia di Polizia: la Precrimine. Grazie alle visioni di tre mutanti precog, la Precrimine può arrestare degli individui prima che commettano un omicidio. I risultati sono eccellenti: è avvenuto un solo omicidio negli ultimi cinque anni. La metodologia è discutibile: di fatto, vengono imprigionati individui che non hanno commesso nessun reato. Tuttavia i reati sono diminuiti, negli ultimi tempi, del 99,8%. I tre precog vivono incatenati ad una struttura speciale: borbottano, sonnecchiano e vegetano, mentre uno speciale macchinario registra le loro profezie. Sono deformi e ritardati. L’intuizione della Precrimine risale a trenta anni prima, ed è stata merito di Anderton. Anderton ha appena ricevuto la visita del suo probabile successore, il giovane Witwer. Non fa neppure in tempo a riflettere in merito al cinico passare del tempo, e a confrontarsi stizzito con chi a breve assumerà il suo incarico, che d’un tratto avviene quel che mai aveva creduto potesse accadere. Il macchinario ha il nome di un nuovo futuro omicida. Quel nome è il suo: John Allison Anderton. Il nome dell’assassinato gli è del tutto sconosciuto.

Questo è, in sintesi, l’antefatto del racconto di Philip K.Dick. Da questo punto in avanti, si sviluppa la vicenda della fuga di Anderton, e della sua indagine per scoprire cosa mai sia potuto accadere, e come sia stato possibile che il suo nome sia emerso dalle visioni dei Precog. Da un lato il racconto si tinge di giallo: spionaggio, controspionaggio, tradimenti e cedimenti d’una macchina che sembra perfetta vanno al centro della discussione. Da un altro lato il racconto si tinge di, per così dire, filosofia ed esistenzialismo: le indagini di Anderton portano alla scoperta di rapporti di maggioranza e rapporti di minoranza prodotti dal sistema-precog. Come scrive Dick, “L’esistenza di una maggioranza implica logicamente una minoranza corrispondente”: e così, dal momento che i precog non vedono il futuro “come sarà”, ma il futuro “come potrebbe essere”, o “divenire”, è possibile che si influenzino tra loro o che vadano profetizzando eventi e mutamenti in contraddizione. E allora il senso dell’opera, qui, si complica: una riflessione sulla predestinazione, sul senso stesso del concetto di “futuro”, e infine una riflessione sull’importanza da destinare ad un avanzato sistema anticrimine che, pur fallato, ha contribuito ad azzerare gli omicidi. Accetterà Anderton di rinunciare a se stesso pur di avallare l’operato della macchina-precog, oppure riterrà la sua vita talmente importante da poter giustificare la ridiscussione del sistema e la vanificazione di anni di lavoro?

Non intendo dare ulteriori cenni legati alla trama; procedo dunque con annotazioni e rilievi d’altro tipo. Stilisticamente il romanzo mostra più di qualche pecca, essenzialmente nei dialoghi e nelle descrizioni; a volte gli eventi si succedono con una rapidità disarmante, e Dick sembra “trascriverli” da un’immagine fugace apparsa nella sua mente, e non “scriverli” o “descriverli”: ciò implica una certa facilità di incappare nelle contraddizioni, e una certa propensione all’ovvietà o alla “banalizzazione” della scrittura. Il vero punto di forza è dunque non nella spesso scadente forma dell’opera, ma nella sostanza: le idee sono affascinanti e le intuizioni addirittura geniali, le suggestioni sono seducenti e il futuro congetturato è intelligente e spesso credibile.

Questo “Minority Report” è un racconto che pretende dal lettore riflessioni sul senso della predestinazione e, in realtà, sul senso stesso dell’esistenza. Sembra suggerire l’ipotesi che davvero il futuro possa avere qualche elemento immutabile, ma che tuttavia la volontà del singolo abbia la capacità di incidere sugli eventi e di modificarli definitivamente. Il sistema dei precog, così come viene immaginato e proposto dall’autore, è obiettivamente aberrante: tre creature “mutanti”, e dunque tre umanoidi, ridotti a vivere come vegetali, imprigionati in un macchinario che analizza i loro impulsi vitali e ne legge ogni movimento. Non è solo aberrante immaginare un futuro nel quale l’uomo riduce suoi simili a macchine: è spaventoso immaginare una forza di polizia che cattura il colpevole prima che commetta il fatto.

Un sistema dunque che previene, e inibisce, e impedisce: certamente oggi fantascientifico, ed egualmente mi sembra certo che non si possa escludere che ciò possa avvenire. L’insistenza, comune a numerose opere di Dick, sullo strapotere delle future forze di polizia non mi sembra così avventata: la questione della c.d. sicurezza dei cittadini è da tempo al centro delle campagne politiche, e la difesa dalle violenze e dai crimini dei nostri simili sembra sia diventata già oggi la prerogativa essenziale per la nostra quieta sopravvivenza. Impossibile esaminarne il significato reale, o uno dei possibili significati reali. Possibile invece esaminarne un futuro esito, in quest’opera che merita davvero d’essere letta, goduta, ponderata e metabolizzata con cura.

Gli altri racconti di Dick presenti nell’edizione esaminata hanno più di qualche tratto notevole: in primo luogo, mi sembra eccellente l’insistenza sulla questione della memoria e dell’identità. Dick è stato indubbiamente un precursore e un anticipatore del tema “androide-essere umano”: ne derivano, nella sua opera, interpretazioni e trasfigurazioni di grande fascino. Nessuno sembra poter più essere certo di quel che è, e l’apparenza è ormai un elemento superfluo ed effimero per poter decidere della natura di un individuo. Si può intervenire sulla memoria dei cittadini, ricostruirla o alterarla; e il concetto stesso di verità precipita e s’annacqua e perde qualsiasi valenza positiva.

Mi sembra infine da non trascurare l’influenza esercitata da Dick sulla cinematografia contemporanea: come vedrete leggendo le note in calce a questa recensione, la quasi totalità dei racconti ospitati in questa edizione è stata tradotta in un film. Di grande effetto e grande intelligenza, a questo proposito, l’introduzione di Pagetti: dove, tra i film debitori della visione (catastrofica o apocalittica) del mondo futuro di Dick, si nominano, tra gli altri, i recenti “Beautiful Mind” e “Vanilla Sky”, quasi a suggerire che se la percezione della realtà si è fatta insicura e vacillante, e il concetto stesso di ciò che è ha subito smottamenti ed è franato, ciò è merito della produzione d’uno scrittore che è morto in povertà senza avere neppure coscienza della perfezione stilistica raggiunta dal primo film tratto da un suo libro, “Blade Runner”: questo scrittore, che è vissuto sognando che le sue idee potessero nutrire l’immaginario d’ognuno di noi e correggere il futuro del mondo, è stato forse una primitiva forma di “Precog”. Il futuro descritto da Dick è un futuro possibile. A ciascuno di noi adesso il compito di cambiare la storia: nostra, e dei nostri simili.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Philip Kindred Dick (Chicago, 1928- Santa Ana, California, 1982), narratore americano.

Philip Kindred Dick, “Rapporto di minoranza e altri racconti”, Fanucci Editore, Roma, 2002. Introduzione e cura di Carlo Pagetti. Traduzione di Paolo Prezzavento. In appendice, un’intervista titolata: “Venti minuti nel futuro”, risalente al 1982 e legata a “Blade runner”.

L’introduzione e la cura critica del libro meritano un plauso. Ottimi i rilievi filologici; approfondita la bibliografia; completo l’indice delle opere di Dick pubblicate dall’editore. Eccellente. Raffinata la scelta d’una doppia copertina, ideata appositamente per questa edizione.

Racconti ospitati nel libro: Rapporto di minoranza” (1954), “Modello due” (1952), “Impostore” (1953), “Ricordiamo per voi” (1965), “La formica elettrica” (1968) – quest’ultimo è un racconto tematicamente affine a “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?”, il romanzo padre di “Blade Runner”.

Trasposizioni cinematografiche corrispondenti: Rapporto di minoranza”, di Steven Spielberg (2002), “Screamers-urla dallo spazio”, di Christian Duguay (1995), “Impostor” di Gary Fleder (2002), “Atto di forza. Total Recall” di Paul Verhoeven (1990).

Gianfranco Franchi, febbraio 2003.

Prima pubblicazione: ciao.com. A ruota, lankelot.